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11 febbraio 2000: muore Vadim, il collezionista

di Marco Innocenti

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11 febbraio 2010
11 febbraio 2000: muore Vadim, il collezionista

Quando Roger Vadim si ammala, sembra impossibile che l'uomo che aveva sempre goduto della vita ne possa soffrire. Muore di tumore, a Parigi, l'11 febbraio 2000. Jacques Chirac commenta commosso: "I suoi film resteranno nella nostra memoria". Jack Lang, amico dei tempi belli, lo ricorda così: "Dio creò la donna e Vadim creò BB". Ma le parole più spontanee vengono da un uomo in tante cose simile a lui, Alain Delon: "Grande seduttore - commenta - il più grande seduttore romantico".

Un uomo libero
Vive a Parigi, dove è nato il 26 gennaio 1928. Si chiama Roger Vadim Plemiannikov. E' un bohémien che sogna il cinema e il giornalismo, si circonda di coetanei sconosciuti come lui in cerca di successo e frequenta, con finta timidezza, i salotti di Cocteau, Prévert e Camus. E' un bel ragazzo, bruno, distinto, alto, magro, elegante, freddo, di buona cultura e di scarsi quattrini. Vive facendo la comparsa e aiutando per pochi franchi qualche amico regista. Stuzzica la fortuna che un giorno gli strizzerà l'occhio. In Francia la rivoluzione sessuale è in lista d'attesa e la nouvelle vague è alle porte. Roger è un uomo libero che cerca qualcosa: un'occasione, un colpo d'azzardo, una donna. Trova "la donna" sfogliando un numero di "Elle". E' il suo giorno fortunato. La ragazza ha 15 anni e si chiama Brigitte Bardot.

Nasce BB
Roger la conquista subito: è la sua specialità. Brigitte è innocente e impudica, ammiccante e spavalda, incarna la giovinezza, la disponibilità sessuale, l'impudenza. Il 29 dicembre 1952 si sposano: lui ha 24 anni, lei 18. Il matrimonio durerà lo spazio di un mattino ma Roger, lanciato nella regia, farà di Brigitte un sex-simbol. Roger cerca altre donne, Brigitte altri uomini. Sul set di "Et Dieu créa la femme" lo tradisce sfacciatamente con Trintignant. Ma Roger non batte ciglio: l'ha lanciata, si è lanciato, ora è finita. Ne troverà subito un'altra, bellissima, provocante. Il suo copyright è la seduzione, i suoi miracoli non sono i film ma la creazione di oggetti di desiderio.

Da Catherine a Jane
Roger inventa come attrice e prende come moglie un'altra bionda: Annette Stroyberg. La ragazza è da favola ma il successo modesto. Il talent-scout non si scoraggia. Si libera di Annette e una notte del 1962, in un night di Parigi, incontra una bruna (diventerà bionda anche lei) con il naso all'insù e grandi occhi chiari. E' gelida e bellissima, ha 17 anni, un viso d'angelo e un carattere di ferro. Uno sguardo, poche parole e Catherine Deneuve va a vivere con lui. Farà un film, gli darà un figlio e lo lascerà per Johnny Halliday. La sera stessa dell'abbandono, nel 1965, Roger incontra da Maxim's Jane Fonda. Il copione si ripete. Far innamorare Jane, per lui, è un gioco da ragazzi. La lancia, la sposa, la trasforma in Barbarella, si stanca. Sarà lei, delusa, a lasciarlo per cambiare look e vita.

La noia
Finita con Jane, Vadim sposa nel quarto matrimonio Catherine Schneider, una bella ragazza ricca, di classe, figlia del re dell'acciaio. La vena artistica di Roger si è ormai appannata e anche la ruota della vita gira con minore scioltezza. Il rapporto con Catherine non funziona, si lasciano. La noia diventa la grande nemica di Roger, che ha vissuto molto e invecchia male. L'ultima moglie, Marie-Christine Barrault, conforta con le sue attenzioni costanti l'uomo che aveva detto: "La fedeltà ha il potere di irritarmi". Nel 1987 il remake di "Et Dieu créa la femme" segna la malinconica fine di una lunga avventura sul set. Quando muore, gli amici ne ricorderanno la frivolezza colta, l'eleganza dei film, la sensibilità, le frequentazioni interessanti (da Dalì a Colette, da Sartre alla Piaf, dai Kennedy ai duchi di Windsor) che ne avevano fatto un maestro del saper vivere. E diranno che aveva sempre cercato il meglio delle donne, delle notti, dei vestiti, delle macchine, dell'arte, delle emozioni, dell'amore. E che per un attimo, legato alle attrici che avevano stregato un'epoca, si era forse creduto un dio: un dio che, dopo tante femmine, però, non aveva mai saputo creare la donna della vita.

11 febbraio 2010
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